Bear l'orsacchiotto

Il MIELE!-

quello è l’unico pensiero di Bear, e fa di tutto per poterselo conquistare, accompagnando il padre Rich Bear nel bosco per scoprire tutti i segreti degli alveari.

Se dovessimo dire tutta la verità, Rich Bear non è molto contento di portare il cucciolo con sé, perché può essere molto pericoloso. Lassù su quelle montagne non c’è più niente di sicuro, l’uomo arriva dappertutto e, soprattutto, non ha più paura di niente e di nulla. Prima avevano i fucili, le lame e si poteva anche scampare dal loro attacco, ma adesso con tutte quelle armi chimiche, iniezioni e cose varie non si riusciva più a tornare a casa, perché vivi si rimaneva sì, ma si veniva trasportati a chilometri e chilometri di distanza nei parchi e negli zoo delle città

Dicono che i bambini di città non conoscano gli animali esotici, ma secondo Rich Bear, quei bambini non conoscevano neanche quelli a loro vicino...

Sulle montagne parecchie famiglie di orsi, loro amici e parenti erano state sterminate e Rich Bear, per esempio, aveva dovuto accogliere nella sua già numerosa famiglia anche due orsacchiotti, figli di un conoscente purtroppo trasportato nel parco di una città sconosciuta, insieme alla moglie.

Gli orsacchiotti si erano salvati grazie a Bear che li aveva nascosti nel suo rifugio; a Bear era dispiaciuto molto, a dire la verità, far conoscere il suo luogo segreto, dove si nascondeva a leccarsi il miele rubato o dove piangeva se Rich Bear gli aveva fatto qualche rimprovero. D’altra parte però salvare quei due orsacchiotti dalle grinfie di quei cattivoni era stata una grand’azione e Bear aveva ricevuto grandi lodi da tutta la comunità degli orsi.

Si era sentito veramente importante e aveva giurato a se stesso che avrebbe fatto di tutto per proteggere la loro comunità sfidando il mondo intero.

In quei giorni la comunità degli orsi era in fermento, si vociferava, infatti, che sarebbero arrivati gli umani per fare un’altra retata di orsi e dunque si cercava di organizzarsi per affrontare il pericolo, tutti insieme, orsi, orsacchiotti e orsacchiotte.

Bear si era allontanato momentaneamente perché aveva occhiato un alveare che sembrava essere stato messo lì apposta per venire derubato dal miele.

Ma chi ce l’avrà messo? Proprio lì poi, a portata di mano!

Piano, piano, Bear! Stai attento!

“Non puoi andare da solo, lo vuoi capire? Devi ancora crescere! Tanti sono i segreti che ancora devi conoscere!”.

Gli sembrava di sentire nelle orecchie la voce tonante del padre ed allora si mise buono buono ad aspettare che arrivasse per andare insieme, ma….

- E dai! Vieni Bearzzzzzz! -. Così sembrava dicessero le api!

- ZzzzzzzzBearzzzzzz! Zzzzzzè dolcezzzzzzz! -

Bear alza a malapena il sederone, ma si rimette a sedere, Rich Bear arriverà da un momento all’altro.

- ZzzzzzzzBearzzzzzz! Zzzzzzè dolcezzzzzzz! -

Bear si alza nuovamente in piedi, e si rimette a sedere.

- ZzzzzzzzBearzzzzzz! Zzzzzzè dolcezzzzzzz! -

- Basta! Non ce la faccio più! Vado! – dopo tanti ripensamenti Bear si alza definitivamente in piedi e si avvia verso l’alveare, cercando di ricordarsi per bene, nei dettagli, tutti i movimenti del padre in quella situazione (l’aveva visto così tante volte!).

- - Allora faccio così, e poi così, e ancora così ed infine…….- mormorava Bear- sì dai, mi ricordo tutto -.

E, in effetti, Bear si ricordava tutto, ma non poteva immaginarsi che quel giorno le api erano arrabbiatissime. Infatti, avevano tagliato tutti i fiori del prato dove andavano a far rifornimento di polline! Ah! Gli umani! Quante ne combinano! Le api allora avevano subito convocato il loro consiglio ed avevano deciso di attaccare l’uomo appena ci fosse stata l’occasione. L’uomo, non l’orso.

Ma capitò che quel giorno di turno di sentinella all’alveare avevano messo Occhidoro, che non ci vedeva molto e proprio per questo svolgeva in genere altri ruoli all’interno dell’alveare. Ma data la grande confusione, sembrava giusto convocare i migliori organizzatori: mezz’ora sarebbe durato il consiglio, solo mezz’ora.

E Bear aveva deciso di attaccare l’alveare proprio in quella mezz’ora.

Dunque, immaginatevi la scena: Bear che si avvicina piano piano, Occhidoro che non vede più in là del suo pungiglione.

 

Zampa dopo zampa, Bear è sotto l’alveare, Occhidoro aguzza gli occhi, ancora di più di quanto facesse di solito perché vuole essere proprio certo di fare il suo lavoro per bene.

- E’ un uomo? No, noooo! Mah…. Sì, è …un… uomo…, è un…uomo,

ALLARME….E’ UN UOMO! CI ATTACCA! L’UOMO CI ATTACCA!-

Allarme nero! Allarme nero!

Di colpo tutti i membro del consiglio si guardarono l’un l’altro, e drizzarono, tutti, contemporaneamente il pungiglione: STATO DI GUERRA!

Fu allora tutto un fermento. Guerrieri che andavano e venivano in ogni direzione nella loro tenuta di guerra: pungiglioni alzati e ali pronte all’azione, tutti incolonnati pronti ad ascoltare l’ordine di partenza all’attacco.

E così fu: Bear non ebbe nemmeno il tempo di avvicinare la sua non piccola zampa all’alveare che si scatenò l’inferno: una nube, nera, roboante, zzzz...... lo avvolse e se lo portò con sé sferrando un duro attacco al povero orsacchiotto, che nemmeno si era accorto di quello che succedeva.

- Aiuto! Aiuto! – riuscì a malapena a mormorare Bear prima di venire quasi sollevato da terra dalla truppa delle api.

Eh, si mette veramente male per il povero Bear! Ritornerà a casa con tanti coccioloni, le api sono veramente arrabbiate. Ma…. Forse……Aspettate un po’… Fatemi vedere bene…. Sì, è lui.

In lontananza sta arrivando Rich Bear, un po’ troppo lento direi. Ehi! Rich Bear allunga il passo!

Dovremmo dire che Bear, in quella situazione, era effettivamente fortunato: il padre era andato a fare riserva d’acqua così portava con sé due grandi secchioni pieni appunto.Rch Bear si accorse della grande nube nera e avrebbe scommesso qualsiasi cosa che in mezzo a quella nube c’era Bear. Affrettò il passo e Ciummm.......Ciummm: il primo getto d’acqua squarciò la grande nube prima in due piccole nuvolette, il secondo in altre due finché l’esercito non si convinse che era meglio fare dietro-front.

Rich Bear allora si avvicinò al piccolo orsacchiotto impaurito e fece del suo meglio per confortarlo e per lenire sia pur momentaneamente il dolore delle punture subite con dell’erba medicamentosa trovata lì vicino.

- Ohoo ohoo!– si lamentava il cucciolo – guarirò eh papà? Ce la farò a guarire e che dirà la mia Pelosina quando mi vedrà così gonfio?- si mise a piangere Bear e si pentì amaramente della sua avventatezza non avrebbe ma pensato d essere aggredito n questo modo. Cominciò a piangere forte a singhozzi un po’ per il bruciore e un po’ per il rammarico della sconfitta, il padre lo abbracciò stretto stretto e lo consolava. Poi d’improvvso Bear smise di piangere, si staccò dall’abbraccio del padre, lo guardò negli occhi ......e chiese:

- Papà me lo prendi un po’ di miele? -